Uno sguardo singolare sulla laguna di Venezia negli scatti dell’artista
danese Gedske Ramløv, in dialogo con le creazioni in vetro di Chiara
Antonietti in occasione della Glass Week
Inaugurerà venerdì 8 settembre alle ore 18.30 la nuova mostra della Andrea
Tardini Gallery, da titolo Once upon a time…
I paesaggi lagunari, immortalati con un apparecchio fotografico
stenopeico dall’artista danese Gedske Ramløv, frutto di una lunga
residenza promossa dalla galleria, incontreranno le opere in vetro dell’artista
e designer Chiara Antonietti, in occasione della Glass Week e
per tutta la durata dell’esposizione (dall’ 8 settembre al 31 ottobre , ore
11 - 19 chiuso il martedì).
Il nucleo del lavoro si sviluppa attorno alla scelta del medium utilizzato
dalla Ramløv: la fotografia stenopeica, che ci invita ad una lenta visione
del mondo, per osservare, catturare e percepire più intensamente la
realtà. Si tratta di uno degli strumenti più elementare per produrre immagini:
una scatola vuota e nera, un foro di qualche decimo di millimetro
su una parete e un foglio fotosensibile su quella opposta. Il principio di
formazione dell’immagine, proiettata su uno schermo attraverso il foro, è
noto da millenni, citato da Aristotele e utilizzato dagli arabi, per osservare
l’eclissi solare.
Il tempo gioca un ruolo chiave in questa esposizione; la tecnica implica
lunghi tempi di esposizione molto dilatati, dalle tre alle quattro ore di
esposizione, che la rendono davvero unica, quasi una raccolta di “memoria
di luce”, estremamente simbolica in un mondo dominato da tecnologia
ed immediatezza, dove la fotografia è il risultato del click di un dispositivo
digitale. Una visione estremamente riflessiva, in netta antitesi
con la frenesia del contemporaneo.
In questa lunga indagine sui luoghi, frutto di una residenza di tre mesi,
voluta dalla galleria, l’artista ha posato il suo sguardo su spazi lagunari
difficilmente accessibili, fuori dal circuito turistico convenzionale, che
raccontano attraverso la stratificazione storica, la ricca vita della città lagunare.
Il porto turistico, ex porto commerciale, i monasteri diventati in
seguito isole fortificate a difesa dalla città, dove la natura ha, infine, preso
il sopravvento. Forte Campana o del forte Ex-Poveglia, San Giorgio
in Alga, solo per citarne alcuni.
Grazie ai lavori della Ramløv possiamo gustare la poesia dello scatto dai
tempi lunghi, i campi profondi e i contorni sfumati, che restituiscono
un’altra immagine di Venezia, misteriosa, a tratti esotica, onirica.
In occasione della Glass Week e per tutta la durata della mostra, dialogheranno
con le immagini di Gedske Ramløv una selezione di opere in
vetro dell’artista Chiara Antonietti legate all’iconografia marina. Due
linguaggi e due medium molto differenti, accumunati dalle lunghe tempistiche
di lavorazione e dal forte tecnicismo, che offrono una visione unica
della laguna veneziana. Le antiche tecniche e tradizioni sono il punto
di partenza della ricerca di questa giovane artista e designer, impegnata
già da alcuni anni nell’utilizzo di questo materiale, e con già all’attivo diverse
collaborazioni con maestri muranesi. I lavori proposti in mostra rimandano
idealmente ai fondali marini, tramite l’incisione di motivi decorativi
quali alghe e diatomee, che evocano il ricordo di un ecosistema
unico, florido, una laguna piena di vita. In questo senso, entrambe le artiste
documentano una bellezza perduta, al di sopra e sotto le acque della
laguna veneziana.
Per realizzare i suoi paesaggi lagunari Chiara Antonietti sceglie particolari
tagli di vetro dalla forma e provenienza peculiare, quali i morsi - la
parte terminale della canna della murrina, i cotissi - dei blocchi di vetro
dal taglio irregolare, simili a rosse - spaziando da metodi di lavorazione
tradizionali quali la vetrofusione, la molatura e la soffiatura , a fianco a
sperimentazioni come l’incisione a ruota su vetro borosilicato.
L’utilizzo dei morsi e cotissi assume in questo contesto un particolare
significato, in quanto si tratta di restituire una nuova esistenza a dei ritagli
di vetro, provenienti da altre lavorazioni: quello ne risulta è un imprevedibile
turbinio di colori, dall'aspetto filamentoso, che richiama la vivacità
del paesaggio subacqueo della laguna o il ricordo di esso - colto e fissato in un momento.