L'idea di “memoria al futuro” ci sembra quanto mai appropriata per descrivere lo sviluppo che negli ultimi decenni ha vissuto la fisarmonica e in particolare modo la sua versione più evoluta: il bayan. Uno strumento musicale acustico di recente invenzione ed elaborazione che desta sorpresa e nello stesso tempo familiarità. La sua origine, radicata nella tradizione popolare, e i suoi sviluppi negli ultimi decenni nella musica colta contemporanea vanno proprio a definire questo suo carattere duplice: essere uno strumento predisposto all'inedito e al tradizionale allo stesso tempo, una marcatura che probabilmente lo rende inconfondibile. Considerazioni queste che stanno alla base del presente programma, caratterizzato appunto dalla valorizzazione della suddetta connaturata duplicità: la produzione di memoria e lo slancio verso il futuro, il sentimento della familiarità e l'attivazione perturbante dell'inedito. La stessa combinazione bayan-violoncello che qui si propone rivela una altrettanto sorprendente duplicità: due diverse forme di produzione del suono che, tanto all'orecchio, quanto a una analisi fisico-acustica dello spettro armonico, rivelano una affinità tonale quanto mai unica. (Germano Scurti)
Johann Sebastian Bach (1685-1750)'Suite n. 1 in sol maggiore BWV 1007' (1720), per violoncello
Sofia Gubaidulina (1931)'In Croce' (1979/2009) per violoncello e bayan
Sofia Gubaidulina (1931)'De Profundis' (1978) per bayan
Andrea Manzoli (1977)'The eggs in the water' (2008) per bayan e violoncello
Elena Firsova (1950)'Crucifixion op. 63'(1993) per violoncello e bayan