L'infinito.... di Giacomo Leopardi, uno penserà, ed invece no, di Tiziano Scarpa, o meglio l'idea che Tiziano Scarpa si è fatto di Giacomo Leopardi, e della sua poesia più celebre.
Un'idea, quella di Scarpa su Leopardi, che rivela passione e conoscenza, basti pensare a quel tentativo di lettura di un testo che è il dialogo tra un ragazzo qualsiasi di oggi che sta cercando di prepararsi all'esame di maturità (il personaggio di Andrea) e Il poeta sul significato della sua lirica (L'infinito appunto); su come essa nasce, e su cosa realmente, direi fisicamente, significhi, su qual è insomma l'esperienza che la sottende. Il tutto attraverso l'accostamento di due linguaggi diversissimi, quello colto e ricercato di Leopardi e quello di un ragazzo di oggi, ignorante e in fondo disperato, e forse proprio per questo capace più di altri di poter sentire e comprendere ciò che Leopardi voleva dire, al di là, o magari prima, di tutte le colte e dotte spiegazioni.
Il testo in fondo è un incontro tra adolescenze, il ragazzo Andrea e la sua fidanzata Cristina e Giacomo, o meglio l'idea, tutta fantastica e teatrale, di cosa sia potuto essere a 21 anni Giacomo Leopardi, e di cosa poteva essere allora avere 21 anni, attraverso la messa in scena di un 'vecchio-bambino', un 'sapiente-immaturo'.
Oggi Giacomo Leopardi ci direbbe qualcosa di nuovo su di noi? Scoprirebbe qualcosa di nuovo su di sé?
Potrebbe curarsi magari della sua malattia fisica, ma di quella metafisica? Sarebbe insostenibile per quest’epoca ancora di più di quanto lo fu per la sua? Diventerebbe un teorico della necessaria distruzione dell'umanità?
Leopardi forse ci ha già detto tutto, dal suo lontano secolo decimonono, ci ha già descritto, ci ha già immaginato, o previsto. E ora noi proviamo ad immaginarlo qui, piombato nel tempo presente come un sogno, o un'illusione, pronto a sentire canzoncine ed intimidatorie suonerie, a comporre poesie ingenue ed innamorate, a desiderate la fine di noi umani, affinché il passero possa ritornare ad essere nuovamente solitario.