Ballerina dalla perfezione tecnica unica, Sylvie Guillem ha saputo imporsi come una delle più grandi del nostro tempo. La sua fama esplode negli anni ‘80, quando non solo Guillem rivoluziona l’estetica della ballerina classica con un’altezza “fuori misura” e gambe lunghissime che avvita e slancia al limite della disarticolazione, ma ne muta per sempre il cliché, affermando la sua personalità artistica con decisione e indipendenza nelle scelte. Osannata dal pubblico di ballettomani, la Guillem non è soltanto dotata di potenza fisica e tecnica d’acciaio, ma ha anche il carisma della vera diva.
Formatasi alla scuola dell’Opéra di Parigi, dove entra a 12 anni, a 16 è già nel corpo di ballo e a 19 è nominata étoile - la più giovane étoile della storia dell’Opéra di Parigi - da Rudolf Nureyev per la sua interpretazione de Il lago dei cigni. Una serie di importanti ruoli seguono questo riconoscimento, a volte con lo stesso Nureyev come partner. Dall’Opéra di Parigi al Royal Ballet e poi ancora all’Opéra, la Guillem costruisce un repertorio vastissimo, che ha contribuito alla sua longevità artistica sulle scene di tutto il mondo: dai più importanti titoli del repertorio classico - Giselle, Don Chisciotte, Romeo e Giulietta, La Bella addormentata, Cenerentola, Raymonda, La Bayadère, Agon, Apollon musagète – a pezzi coreografati per lei dai maggiori artisti contemporanei, come William Forsythe, Maurice Béjart, Karole Armitage, Mats Ek, cui si aggiungono recentemente Russell Maliphant e Akram Khan.
Per la prima volta alla Biennale di Venezia, Sylvie Guillem porta l’ultimo spettacolo 6000 Miles Away, composto da un trittico di pezzi che per lei hanno creato i massimi coreografi: il pas de deux Rearray di William Forsythe, su musiche di David Murrow, l’assolo Bye di Mats Ek, sulle note dell’ultima Sonata di Beethoven e il duetto da 27’52’’ di Jirí Kylián, quest’ultimo interpretato da Aurélie Cayla e Kenta Kojiri, sulle musiche di Dirk Haubrich.