Gli spazi al piano terra di Ca’ Pesaro ospitano il nucleo centrale del progetto espositivo che l’artista
veneziano Marco Nereo Rotelli ha concepito appositamente “per” Venezia, pensata come “cittàconcetto”,
attraverso i grandi poeti che l’hanno amata.
Alcune grandi installazioni - tutte collegate tra loro in un unicum che “invade” l’androne longheniano, le
attigue salette espositive e il cortile interno del museo - propongono, durante il periodo di Carnevale, un
magistrale gioco di commistioni tra opere, architetture e spettatori, in un groviglio di emozioni, saperi e
culture.
Si va dalle vecchie porte recuperate dall’artista in ogni parte del mondo, rivestite a foglia d’oro, su cui
egli ha dipinto versi di grandi poeti contemporanei, alcuni dei quali - Andrea Zanzotto, Mario Luzi,
Adonis, Yang Lian - sono protagonisti di video-installazioni proiettate alle pareti; fino a sculture in
acciaio riflettente.
Fluendo verso è un evento che coinvolge tutta la città, con readings poetici, installazioni e
performances in luoghi altamente suggestivi: dal Caffè Florian a Ca’ Vendramin Calergi, sede del
Casinò di Venezia, dalla Collezione Peggy Guggenheim alla Biblioteca Nazionale Marciana.
Mostra e catalogo, edito da Venezia News, a cura di Annamaria Orsini, con testi di Adonis, Massimo
Cacciari, Gillo Dorfles, Mario Luzi, Fernanda Pivano, Andrea Zanzotto e una lettera inedita di Emilio
Vedova. La mostra è prodotta da Venezia News. Si ringrazia Bisol
Da anni Marco Nereo Rotelli è impegnato in una personale ricerca sulla luce e sulla poesia in forma
d’arte. Gli esiti più salienti di questa sua particolare indagine, inerente la dimensione “aurea” della
parola, vengono presentati a Ca’ Pesaro, che diviene il “fulcro” di un complesso e variegato progetto
espositivo che coinvolge, per oltre un mese, varie sedi della città.
Due grandi panchine, “luoghi” di sosta e meditazione, accolgono il visitatore nella corte interna,
all’ingresso del museo: esse costituiscono la “risposta” di Rotelli, allievo del grande Emilo Vedova, a
una significativa lettera del maestro, ma rappresentano anche una sorta di reciproco “dialogo” tra
l’artista e il museo.