Non Voltarti Adesso. / Don't Look Now.
Artisti italiani a Ca' Pesaro

Apre, dopo quasi trent’anni di utilizzo improprio, uno degli spazi espositivi più monumentali e prestigiosi di Venezia: il secondo piano di Ca’ Pesaro. Oltre mille metri quadri di eccezionale pregio architettonico e di impagabile qualità luminosa, con decine di finestre sul Canal Grande e sui tetti della città. In questi spazi ritrovati, accanto a grandi opere storiche della collezione, Ca' Pesaro presenta Non Voltarti Adesso! / Don't Look Now! una selezione di opere di dieci artisti italiani, a 100 anni dalla prima riunione in queste stesse sale degli artisti ribelli, contro l’Accademia e contro certe scelte passatiste anche della Biennale di Venezia . Aperta dal 7 Giugno al 4 ottobre 2009, la mostra è curata di Milovan Farronato - direttore artistico di Viafarini (Milano), spazio dal ’92 votato alla promozione degli artisti italiani - e organizzata in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa. Si realizza grazie al prezioso intervento di Vhernier - ancora una volta presente in laguna a dare un apporto insostituibile alla produzione culturale della città – e con il contributo della Fondazione Nicoletta Fiorucci. Si rinnova dunque una tradizione di Ca’ Pesaro; si conferma la vocazione verso i giovani artisti che ispirò Felicita Bevilacqua La Masa, che nel 1898 donò alla città questa sua splendida dimora. Si ritrova un’alleanza importante tra l’istituzione che reca il suo nome e il palazzo sul Canal Grande oggi sede del Museo d’arte Moderna.

Se tra il 1908 e il 1920, dunque, lo storico palazzo rappresentò una 'palestra intellettuale' per giovani come Boccioni, Martini, Casorati, Marussig, le stesse sale hanno ora l’ambizione di offrire un condensato credibile dell’arte italiana attuale. Qui, accanto a grandi opere di pittura e scultura del primo novecento, la mostra Non voltarti adesso/Don’t look now presenta, in una condivisione che potrà diventare anche scontro, artisti del presente: Sergio Breviario (1974), Liliana Moro (1961), con una ricerca plastica di sicura valenza e consapevolezza, Anna Franceschini (1979) e Nico Vascellari (1976) nel video, Lorenza Boisi (1971) e Giulio Frigo (1984) nella pittura, Franco Guerzoni (1948) con una ricerca che varca le soglie del mezzo fotografico, Flavio Favelli (1967), Paolo Gonzato (1975) e Luca Trevisani (1979) che si confrontano con le dimensioni variabili di installazioni ambientali. Non si tratta della presentazione di un gruppo unitario ma di una serie di visioni molteplici, senza prescrizioni stilistiche o mediali; proprio come nelle lontane secessioni capesarine, quando artisti diversi per stile e poetica ebbero la possibilità di esporre i propri lavori, combinati in un afflato di rinnovamento. Le opere di Non voltarti adesso / Don't Look Now - espressamente non site specific e selezionate tra le più significative e caratterizzanti produzioni recenti o passate degli artisti - condividono lo spazio con le grandi opere della collezione del museo in un concilio che ridiscute i crismi della monumentalità, contrapponendovi un possibile alter ego contemporaneo. Non voltarti adesso / Don't Look Now è un titolo suggestivo, mutuato dal celebre e sofisticato film di Nicholas Roeg del '73. Un film sul potere mesmerico di Venezia, sul principio della visione e della “seconda visione”, sul riflesso e sulla rifrazione del ricordo e della coscienza, consumati in una corsa ansiogena tra l'ombra umida delle calli e gli angoli esasperati della memoria. Rimandi di immagine come nelle rifrazioni frammentarie dell'opera di Trevisani, nella pittura umbratile di Boisi, nel codice onirico dello “spazio scultoreo” di Breviario, nello sguardo dirottato di Frigo. Ritorni atmosferici come, nell'imperversare di residui mnemonici di Gonzato, nei fuochi fatui di Nico Vascellari, nella poetica architettonica dismessa di Guerzoni, nel “perturbante” video di Franceschini e nello sguardo immobile dell'opera di Liliana Moro, il tutto ovattato dalla spessa cortina di Favelli. Non Voltarti adesso / Don't Look Now potrebbe dunque anche essere l'incitamento alla famiglia di Lot in fuga dalle pervertite città bibliche.... Come racconta la storia di Orfeo ed Euridice, voltarsi indietro, proprio e soprattutto nel nostro tempo, è una debolezza che mette in pericolo il vivente e che nessuno di noi può concedersi.

Ufficio stampa Fondazione Musei Civici Venezia
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