Perché mettere in scena un testo come Yerma di Lorca oggi? Mi verrebbe da rispondere: perché la poesia è sempre “un fatto” attuale non invecchia mai. Già così potrebbe bastare|la poesia è spesso in grado di sopperire alle mancanze di una drammaturgia che appare datata. Eppure in questo testo si discute di un tema quello della maternità e delle ossessioni che l’accompagnano che ancora oggi ha molte cose da raccontarci.
Costruire poi lo spettacolo intorno ad un’attrice come Pilar mi ha convinto maggiormente. Pilar porta dentro di sé Lorca come un figlio e come un’ossessione. Lorca è il suo mondo di provenienza è il suo atto di nascita la sua colpa non solo perché è attrice spagnola ma soprattutto perché è una donna come tanti personaggi femminili del poeta di Granada che hanno dentro di sé il dolore e la vita mischiati senza lucidità per separarli con l’inquieta sensazione che possano essere sinonimi. Pilar è donna di spiccata personalità che vive come tante ancora oggi il problema di non essere madre se non delle proprie idee e delle proprie scelte a cui manca però del coraggio per ammettere come lo stesso autore sembra suggerire che “la vita senza figli è la migliore”. Il teatro è il figlio di Pilar e Pilar si porta dentro Lorca come un figlio| che è un peso importante ma che spesso è anche zavorra etichetta convenzioni che quel mondo può inculcare: non solo una tradizione ma anche le sue censure. Le donne di Lorca scontano con il dolore e la morte la pena di vivere in un mondo fatto per gli uomini Pilar attraverso Lorca compie un atto terapeutico: quel mondo croce e delizia serve a fare i conti con il passato con le scelte con le delusioni e i dolori perché possa infine trasformarsi in sogno in poesia. Ma anche in leggerezza perché il testo è pieno di possibili comicità involontarie i personaggi di Lorca talvolta e con incoscienza sembrano contenere quella ironia che ha fatto grande la cinematografia di Almodovar non a caso in Tutto su mia madre il regista chiudeva il film con un omaggio a Lorca. Senza scimmiottare il Maestro ci siamo permessi di rompere alcune tradizioni che vogliono un Lorca folkloristico e melodrammatico per tentare di restituire un’atmosfera vitale se non allegra almeno giocosa a tratti surreale come spesso la drammaturgia iberica è capace di fare.
Ho tagliato tutti i personaggi Mariangela e Francesco si caleranno di volta in volta nelle figure femminili e maschili utili all’analisi del testo e ad un suo scandaglio interno. Al centro Yerma. Attraverso Lorca Yerma-Pilar rivivrà le paure e i desideri del suo magma originario per infine liberarsene? O al contrario accettarlo del tutto?
Carmelo Rifici