L’invenzione della felicità
è
la più ampia retrospettiva mai
realizzata
in Italia,
dedicata al fotografo
francese Jacques Henri Lartigue
(1894
-
1986),
curata da
Marion
Perceval
e
Charles
-
Antoine Revol
,
rispettivamente
direttrice e
project manager
della
Donation Jacques Henri Lartigue, e
da
Denis Curti, direttore artistico
della
Casa
dei
Tre Oci. La
rassegna è
organizzata da Civita Tre Venezie
e promossa da
Fondazione di
Venezia
,
in stretta collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi,
co
n i
l patrocinio del Ministero della Cultura frances
e.
Il percorso presenta
120 immagini, di cui 55 inedite,
tutte provenienti dagli album
fotografici
personali di
Lartigue
, dei quali
sono
esposte alcune pagine in fac
-
simile.
A queste si aggiungono
alcuni materiali d’archivio, libri
quali
il
Diary of
a
Century
(pubblicato con il titolo
“Instants de ma vie”
in francese)
,
riviste
dell’epoca
, un
diaporama con le pagine degli album
,
tre stereoscopie con immagini
che
rappresentano paesaggi
innevati
e
d
eleganti scenari parigini
.
Questi documenti
ripercorrono
la
sua
intera
carriera
, dagli esordi dei primi
anni
del ‘900 fino agli anni
‘
80
e
ricostruiscono
la storia di questo fotografo e la sua riscoperta.
Il
1963
è in tale contesto un anno
cruciale:
John Szarkowski
, da poco nominato direttore del
dipartimento di fotografia
del MoMa
–
il Museum of Modern Art di New York
,
espon
e
i suoi lavori
al Museo newyorkese
, permettendogli di raggiungere il successo
quando
è
vicino
ormai
ai settant’anni.
L’invenzione della felicità
si articola
intorno
a questi grandi
momenti
di riscoperta
dell’opera
di Lartigue,
a cominciare dalla
rassegna
del
museo newyorkese
,
durante la
quale
sono
presentati
i suoi primi scatti
precedenti la Prima Guerra M
ondiale
,
e
che
fanno
di lui
l’
enfant prodige
della fotografia
.
Ispirato dai giornali e dalle riviste
illustrate di quest’epoca,
Lartigue s’interessa alla
ricca borghesia parigina
che si
ritrovava ai Grandi premi
automobilistici
,
alle
corse
ippiche
di
Auteuil
, oltre che
agli
uomini e
alle donne eleganti che le frequentavano.
“La ‘
parte di mondo
’
di Lartigue
-
scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo
-
è quella
di una Parigi
ricca e borghese
del
nouveau siècle
, e anche quando l’Europa verrà
attraversata dag
li orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare
la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo
ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo
inevitabile passaggi
o.
L
a fotografia
diventa per Lartigue il mezz
o per riesumare la vita,
per ri
vivere i momenti felici, ancora e ancora
”.
A seguito del successo ottenuto con la mostra al M
o
M
a,
verso la fine degli anni
‘60,
Lartigue incontra
Richard Avedon e Hiro, due tra i
più influenti fotografi di moda di
allora
, che si appassion
ano
immediatamente alla sua arte.
Avedon, in particolare, gli
propone presto di realizzare un lavoro che prenda la forma
di un “giornale fotografico”, mostrando un po’ di più
degli archivi
di Lart
igue
.
Aiutato
da
Bea Feitler,
l’
allora direttrice artistica
di
Harper’s
Bazaar
,
pubblicano nel 1970 il
Diary of a Century
che lo consacra
definitivamente tra i grandi della fotografia del
XX
secolo
.
Tuttavia, Lartigue
non è più da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo. Dagli
anni
‘
40 pubblica le sue fotografie su riviste, combinando
i suoi incontri mondani e
le
inquadrature
ricercate.
Dopo l’approfondimento del periodo della sua riscoperta, l
e ultime sezioni
si
concentr
ano
su
gli anni
‘
7
0 e ‘
80,
segnat
i
dalle collaborazioni con il mondo del cinema
,
dove lavora
come fotografo di scena per numerosi film, e della mo
d
a
. L’occhio di
Lartigue,
tuttavia,
non
riuscì
mai ad
allontanarsi dalla
vita di tutti i giorni
,
imm
ortalando
sempre
molti
dettagli
curiosi
e carichi d’ironia
L
a mostra
è accompagnata da
l
c
atalogo
bilingue
Marsilio Editori
, con
i saggi di
Marion Perceval, Denis Curti e
un
’
inedita
testimonianza di Ferdinando
Scianna
che
ha conosciuto il fotografo.