E’ morto dopo aver perduto la vista e non esiste una sola
fotografia che lo ritragga. Pare materializzare la legge del
contrappasso la figura di Carlo Ponti, Ottico e fotografo di
S.M. il Re d’Italia.
E’ perfino incerto l’anno della nascita, collocabile tra il 1821 e il 1824 a Sagno nel Canton Ticino. Uno svizzero nella Serenissima, quindi.
Scelta come patria elettiva dopo un apprendistato a Parigi
che l’ha formato come ottico. Professione che esercita
inizialmente fabbricando “in san Martino” occhiali e
strumenti d’ottica compresi gli obiettivi per quel nuovo
modo (siamo intorno alla metà dell’800) di creare immagini
che è la nascente fotografia. Cominciando, poi, a praticarla
alla grande, con il negozio prima in “riva degli Schiavoni”
e, successivamente, tra i portici di Piazza San Marco. Tra i
collaboratori e gli allievi, parte dei futuri grandi nomi
del settore in una Venezia che riceveva sempre più “foresti”
interessati a riportarsi a casa memorie tangibili della
città Serenissima: Antonio Perini, Carlo Naya, Domenico
Bresolin presto titolare della Cattedra di Paesaggio
all’Accademia di Belle Arti. Ma malgrado l’importanza del
fenomeno commerciale, era la cultura a prevalere. E Ponti
nel 1855 licenzia un opuscolo di 64 pagine dove, dopo i
“Cenni sulla storia dell’Architettura a Venezia”, descrive
160 immagini che la documentano. Grazie alla licenza della
Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia dovuta alla
cortesia del suo Direttore Maurizio Messina, nel numero
doppio 3/4 2014 del periodico ALL’ARCHIMEDE, la rivista
dell’Archivio Carlo Montanaro, è stato possibile riprodurre
questa pubblicazione. Dopo aver delineato con un saggio di
Elena Roncaglia la vita di Ponti, e prima di contrapporre
visivamente (saggio di Grazie Fumo) parte delle immagini di
due suoi splendidi album di albumine RICORDO DI VENEZIA, uno
del 1863 e uno di poco successivo. Di questo e di altre
intraprese del pioniere ticinese si parlerà a Palazzo
Trevisan in campo sant’Agnese a Venezia mercoledì 27 gennaio
alle ore 17.30 con la complicità di Alberto Prandi.
Inparticolare, rievocando il MEGALETOSCOPIO,
un’apparecchiatura concepita da Ponti per spettacolarizzare
la visione delle fotografie, Massimo Stefanutti, avvocato
specializzato nel diritto d’autore ripercorrerà la complessa
vicenda legale che contrappose Ponti all’ex collaboratore
Carlo Naya che ne commercializzò una copia conforme.