Romeo Castellucci / Socìetas Raffaello Sanzio
Giulio Cesare - Pezzi staccati : È il “teatro mentale” di Romeo Castellucci, un “teatro che produce idee” come dice lo stesso regista, dove gli attori sono corpi parlanti, segni o gesti in un quadro denso di pensieri e immagini. Alla Biennale Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio tornano con Giulio Cesare. Pezzi staccati, enuclenado dallo storico spettacolo del ’97 i due monologhi centrali: il discorsi di “…vskij”, ovvero Stanislavskij, il teorico del naturalismo nell’interpretazione scenica, e il climax dell’orazione funebre di Marco Antonio a Giulio Cesare, quintessenza dell’ars rhetorica. Dell’opera più letteraria di Shakespeare, Castellucci afferma di mostrare “l’elemento organico della voce, l’aspetto mortifero del linguaggio”, facendone un lavoro sul linguaggio e sull’arte, il testo e la parola, il teatro e la sua origine. I due monologhi, dunque, si fronteggiano qui come due nuclei vivi, pezzi staccati del “dramma della voce alle prese con il potere retorico, la forza di fascinazione della parola”.
Da un lato, nel discorso di “…vskij”, la parola è fisicamente indagata: una sonda endoscopica calata nella glottide dell’interprete ne trasferisce ogni minimo movimento su di uno schermo in un viaggio che è a ritroso: dall’esterno verso l’interno, dalla voce agli organi della sua produzione, le corde vocali.
Dall’altro, nel discorso di Marco Antonio, è la parola ferita di un attore laringectomizzato a prendere corpo, con la sua voce esofagea, amplificata dall’apparecchio fonatorio, espressione di un dire squassato. “In una teologia negativa della voce - ha scritto la studiosa Piersandra Di Matteo - il buco attraverso cui passa il respiro di Marco Antonio lascia intravedere in assenza la gola rivoltata di “...vskij”.
Giulio Cesare. Pezzi staccati (durata 45’)
intervento drammatico su W. Shakespeare
Ideazione e regia Romeo Castellucci
con Dalmazio Masini, Simone Toni, Gianni Piazzi
assistente alla regia Silvano Voltolina
Produzione Socìetas Raffaello Sanzio