Una donna guarda la platea da uno spazio vuoto dalla forma trapezoidale disegnato da linee di neon che ne indicano il confine.
In un buio blu-notte la donna porta sulla scena un foglio di carta bianchissima. Lo dispiega lentamente fino a formare una figura quadrata, quindi abbandona la scena. Il nuovo lavoro di Marco D’Agostin racconta due storie, accomunate dal solo desiderio di galoppare veloci. Il suo andamento è simile a quello della memoria: qualcosa arriva da lontano, si accende e poi d’improvviso si spegne, a volte un’amnesia interrompe il racconto, altre il ricordo è tanto forte da accecare il paesaggio.
Sulle teste di principi e cavalieri, animali e regine, resta sospeso l’augurio che Eliot faceva ai naviganti: non fate un buon viaggio, ma viaggiate lontano.