Sonatine è il film che ha iniziato i cinefili al cult del cineasta giapponese, fenomeno esploso tra Cannes e Taormina. Takeshi Kitano è qui un gangster (uno yakuza) in crisi esistenziale e destinato a un’ultima missione, far da
paciere nell’isola di Okinawa in una faida tra clan rivali. Naturalmente i momenti di vuoto, le pause, le digressioni (sempre stilizzate sin quasi all’astratto) finiranno col prendere il sopravvento sulle scene di violenza, comunque
esplosive ed esplicite. Grande cinema, personale, modernissimo e filosoficamente disperato.