Raramente si dà alla musica da camera per grandi organici un posto centrale nella storia della musica romantica. Il genere si situa tra due “estremi”: la musica sinfonica – con la potenza dell’orchestra e la varietà della sua tavolozza di colori – e la musica intima dei pezzi per solista. È più adatto ai compositori rivolti alla tradizione classica viennese (da Beethoven a Schubert) che ai sostenitori dell’avanguardia musicale (Berlioz, Liszt o Wagner).
Nell’Ottocento la produzione di musica da camera perdura in Francia: risponde a una domanda proveniente dai salotti musicali alla ricerca di opere contemporanee per accompagnare il repertorio viennese. Sovente ispirati a quest’ultimo, i lavori di Reicha, Onslow o Blanc seguono così puntualmente le esplorazioni di Beethoven (Settimino op. 20) o di Schubert (Ottetto D. 803) ampliando il numero dei musicisti. In tal modo si riallacciano a una tradizione musicale francese derivata dal tardo Settecento: la sinfonia concertante, finalizzata a far brillare vari strumentisti solisti.
Gouvy anticipa nella Petite Suite gauloise, nel Settimino o nell’Ottetto una modernità che si manifesterà soprattutto tra Ottocento e Novecento: Saint-Saëns, d’Indy, Caplet, Magnard, fino a Enesco innoveranno ampiamente il genere.