(L'aide memoire) di Jean Claude Carrière. Con Isabella Ferrari e Ennio Fantastichini. Adattamento e regia di Valerio Binasco.
Jean-Jacques, giovane avvocato in carriera, noto Don Giovanni della Parigi bene, conduce una vita da scapolo esemplare, perfettamente organizzata tra ufficio, serate mondane e nottate con donne sempre diverse. Ha però un difetto: non ha memoria, ed è perciò costretto a catalogare in un album tutte le sue conquiste.
Un giorno piomba a casa sua Suzanne, una giovane donna alla ricerca di un certo Philippe Ferrand. La donna è stanca e, senza troppi preamboli, decide di istallarsi a casa di Jean-Jacques sconvolgendo così l'ordine maniacale del suo monolocale e della sua vita...
Si tratta di un tragicomico incontro-scontro di universi paralleli e apparentemente estranei. L'incomunicabilità, e dunque la solitudine, sono le due dimensioni in cui vivono i personaggi.
Il Catalogo è una commedia delicata e divertente. Il suo titolo (almeno in Italiano ) si ispira al Don Giovanni di Mozart, e la ragione è tematica e musicale insieme: il dialogo scorre leggero e brioso come le ‘note bambine' delle partiture settecentesche; e il personaggio maschile si ispira - o almeno vorrebbe - al celebre seduttore.
Questa commedia gioca con l'impossibile e con l'assurdo, e l'autore sembra divertirsi molto a mandare a gambe all'aria le nostre pretese di vivere in una realtà ‘normale'. Il tema narrativo è di quelli molto cari al teatro e al romanzo tardo-novecentesco: l'impossibile incontro tra un uomo e una donna. Tanto più fatale, quanto più imprevedibile. Per salvarsi dall'impossibile amore, i personaggi i si aggrappano in modo quasi ossessivo alla verosimiglianza dei dialoghi e delle situazioni, ma solo per approdare a un'atmosfera di intimità senza scampo, e tuttavia leggera e primordiale, dove la realtà si rivela per quella che è: una specie di prigione dell'anima. Da quel momento in poi sembra un sogno, Il Catalogo. Sembra uno di quei film meravigliosi di certa Nouvelle Vague, che si accanivano a scoprire l'assurdo delle storie d'amore, e di quell'assurdo finivano per innamorarsi e farci innamorare. Tutto si gioca nel dialogo tra un solo uomo e una sola donna. Potremmo anche, forse, posporre l'aggettivo, e sono sicuro che non sbaglieremmo: Carriere ha scelto due persone tremendamente sole. Sole senza neppure essersene accorte. Le fa incontrare nel momento in cui la loro vita sembra ormai assuefatta a tanta solitudine. Personaggi tanto distanti - lei è una disordinata ed evanescente ‘ragazza con la valigia', alla Prevert, tenera e folle - lui, come si diceva, un Don Giovanni che nella vita ‘diurna' fa il consulente legale, mimetizzandosi con l'umanità più normo-razionale che ci sia - potevano incontrarsi solo in forza di un equivoco.